Ho commentato l'articolo apparso su Corriere.it riguardo la ricercatrice che ha deciso di andare all'estero ed ha scritto una lettera a Napolitano : purtroppo una delle tante storie già viste o sentite.
Questo l'articolo:
Scappo. Qui la ricerca è malata
Riporto il commento integrale, che non ho potutto inserire integralmente su corriere.it perchè troppo lungo ... ( max 1500 caratteri ):
Sono profondamente rammaricato per tutto ciò è successo e vorrei, per quanto mi è possibile, esprimere la mia stima alla ricercatrice, e porle un ringraziamento per tutto ciò che ha comunque regalato alla ricerca italiana, malgrado il suo fosse un lavoro da portare avanti "controcorrente".
Non mi sento rassegnato, non voglio accettare le solite analisi che spiegano e consacrano lo stato delle cose, che vien visto come se fosse un ordine raggiunto e talmente granitico nel suo demoniaco approccio sistemico che non rimane altro che accettare, con un filo di lacrima sul viso, lo stato delle cose.
Ero e sono fiducioso in quel movimento chiamato l'onda, perchè sapevo che, al di là del patetico volersi riconoscere nel movimento da parte di qualche anacronistico ex 68, i giovani studenti liberi da molti peccati originali, avrebbero alla fine individuato e combattuto il vero cancro, e che quindi non avrebbero lottato per mantenere le cose così come sono ( come volevano i fomentatori politici del movimento), ma bensì per distruggere il marcio dell'attuale sistema scolastico (qualcuno li chiama baroni, ma di nobile hanno poco).
La soluzione al problema per mio conto esiste e sta nell'esigere che vengano fatti i nomi. Non basta scrivere i nomi delle vittime del sistema, io vorrei fossero apertamente pubblicati i nomi dei dirigenti che governano questi atenei ed i nomi delle persone che negli ultimi 15 anni hanno vinto i concorsi in questi atenei.
Se così non dovesse avvenire, e comunque i direttori non intendono giustificare la scandalosa situazione che hanno generato, il mio invito è alle immediate dimissioni da parte del rettore dell'università. Dimissioni che non devono avvenire a seguito di una insindacabile sentenza di un tribunale, ma semplicemente per la violazione delle norme etiche che dovrebbero regolare le università e per palese incapacità di gestire e selezionare il personale che la ricerca italiana si merita.
Quando tutti i rettori italiani saranno andati a casa qualcosa cambierà?
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